Tra «infiammate stille» e «lacci cari»: la Cecilia di Margherita Costa (1644)

Il Cecilia Martire è stampato nel 1644 e dedicato al cardinale Francesco Barberini. Costa, in cerca di un nuovo protettore, si cimenta per la prima volta poema sacro. saggio sofferma sui momenti più virtuosistici Costa sulla linea erotica che caratterizza il percorso, quasi mistico, Cecilia.
 Dall’esile passio Cecilia, crea diviso quattro canti segue le fasi del martirio della giovane, selezionando i quadri drammatici una grande ecfrasi letteraria relaziona anche ai lavori ristrutturazione basilica Santa Trastevere, sorta presunta domus martire. I vivono crescere dell’eroicità intensificata dall’ambiente infernale intorno alla giovane l’autrice modella sapientemente sull’Inferno dantesco, su Tasso Marino, ma opere coeve impianto scientifico, come gli scritti sull’eruzione dopo disastro Vesuvio 1631. Infine, personaggio Sofronia tassiana certamente punto riferimento nella costruzione suo rapporto con Valeriano, cui erotismo sconfina profano nelle ottave espunte dalla stampa ancora leggibili ms. Vat. Barb. Lat. 4069 offre lettura mirata.